Giovani, lavoratori, pensionati, musica e lotta.
Grazie alle lavoratrici e ai lavoratori che sono intervenuti e che hanno deciso di partecipare a questa giornata. Grazie al Diplomatico e Collettivo Ninco Nanco, ai Los Muchos Gramos, Piccola orchestra MDM, Alessandro Ragazzo e Beo. Grazie alle compagne e ai compagni che hanno lavorato per rendere possibile questa festa e farla andare al meglio. Eravamo al Capannone del Petrolchimico, il Capannone del Lavoro, uno dei luoghi che più rappresenta la nostra storia.
Noi vogliamo costruire un’Italia diversa. Siamo l’Italia che di fronte agli oltre 26.000 morti in mare chiede rispetto. Siamo l’Italia che difende la costruzione di un patto generazione tra giovani e anziani; che chiede il rispetto per le donne e la loro autodeterminazione; che crede che dove c’è amore c’è una famiglia. Siamo l’Italia che paga le tasse finanziando i servizi pubblici di tutti, anche degli evasori; che chiede il rinnovo dei contratti; che non ha smesso di applaudire il personale della sanità pubblica dopo la pandemia, che crede che la salute non sia una merce che può essere consegnata alle logiche del profitto. Siamo l’Italia che crede nella scuola pubblica, come primo e più grande strumento di emancipazione e lotta alle diseguaglianze.
Secondo i partiti al Governo, noi il Primo Maggio eravamo a ballare mentre loro lavoravano. Se questa festa gli da tanto fastidio dovremo farla sempre più rumorosa, dovremo come diceva il compagno Bruno Trentin “metterci tutta la furia che abbiamo”. Il Primo Maggio è la festa del lavoro perché più di 100 anni fa le lotte dei lavoratori furono represse nel sangue, e come non si sono fatti intimorire allora, non ci faremo intimorire nemmeno noi oggi.
Daniele Giordano, Segretario generale CGIL Venezia