Quanto sta emergendo dalle notizie di stampa sulla Casa di Riposo di San Donà di Piave è gravissimo
e tocca tutta la comunità. Non ci può essere nessuna giustificazione per gli episodi di violenza, che vanno stigmatizzati, e i responsabili che vanno perseguiti. Non c’è dubbio che anche il Sindacato deve interrogarsi e trovare strumenti nuovi con forme di partecipazione interna diverse, più attive dove le rappresentanze dei lavoratori, i comitati dei familiari e il sindacato confederale lavorino insieme per tenere unite esigenze che in alcuni casi sembrano contrapposte.
«Per questo - dichiarano Daniele Giordano Segretario Generale CGIL Venezia, Daniele Tronco Segretario Generale SPI CGIL Venezia e Marco Busato Segretario Generale Fp CGIL Venezia - come sindacato facciamo tre semplici proposte:
- Istituire immediatamente l’obbligo del garante degli ospiti in ogni casa di riposo con il vincolo di attingere da un albo definito a livello regionale con precise regole di autonomia e imparzialità del sistema;
- Costruire un tavolo tra tutti i soggetti sindacali, datoriali e istituzionali per definire le misure necessarie a incentivare il reclutamento di personale in questo settore;
- Istituire per legge regionale un comitato in rappresentanza degli ospiti, dei lavoratori, degli amministratori locali che insistono nel territorio della residenza e dell’ULSS che abbia il compito di verificare le relazioni del garante degli ospiti, che vigili sull’applicazione dei fabbisogni di personale e che annualmente dia parere vincolante sulla carta dei servizi dell’Ente;
Troppe volte in questi anni abbiamo sentito la contrapposizione tra retribuzioni dei lavoratori e possibile aumento delle rette. Organizzare la residenzialità per gli anziani con il solo obiettivo della sostenibilità economica, ha fatto perdere di vista il vero obiettivo che è quello di assistere persone fragili. Situazioni complesse dal punto di vista fisico ed emotivo con gli operatori sottoposti quotidianamente ad un lavoro complicato, difficile, faticoso. Con i familiari che, giustamente, vogliono comprendere se il loro caro sta bene ed è accudito con professionalità e passione. In queste strutture si lavora per turni garantendo spesso grande flessibilità, saltando riposi per inseguire necessità organizzative finalizzate al risparmio sui costi di personale, e con salari bassi. Serve restituire rispetto e attenzione ad un lavoro dove la relazione con gli utenti dovrebbe essere centrale nelle attività di cura verso i nostri anziani».
«Non crediamo - proseguono Giordano, Tronco e Busato - che la soluzione all’emergenza organici debba essere ricercata all’interno del “decreto flussi”. Il tentativo di reclutare all’estero le figure professionali necessarie, anziché intervenire sul Territorio con operazioni strutturali, mina il ruolo delle case di riposo nelle comunità e rende sempre meno attrattive queste professionalità. È davvero incredibile che dalla retorica dell’autonomia e del territorio si sia passati in così breve tempo a proporre di importare infermieri per accudire i nostri anziani.Non si può non vedere come la progressiva esternalizzazione dei servizi e il proliferare di RSA gestite da gruppi privati multinazionali abbia originato, e origina, un costante abbassamento dei salari ed un peggioramento delle condizioni di vita degli operatori.Si continua a dire che manca personale ma si continuano ad aprire residenze per anziani che frammentano l’offerta e non riescono poi a riempire quegli stessi posti accreditati. Come non si può non vedere la disattenzione della Regione al riordino delle IPAB che aspettano una riforma da ormai 20 anni e investimenti che rafforzino questi enti pubblici di assistenza.
La Regione recentemente è intervenuta sul tema standard assistenziali, andando a modificare il quantitativo minimo di personale necessario per legge, per poter tenere aperta una struttura residenziale. La nuova delibera modifica i bisogni assistenziali prima parametrati sulla base del numero di operatori per ogni ospite, andando anche a distinguere le situazioni in base al livello di intensità assistenziale, convertendoli in minutaggi, andando a quantificare il tempo necessario all’assistenza come fossimo in una catena di montaggio, con il risultato complessivo di dequalificare il livello di assistenza semplicemente prendendo atto del problema del reclutamento e abbassando gli standard minimi erogati».
«Come Sindacato - concludono Daniele Giordano, Daniele Tronco e Marco Busato - mettiamo in campo proposte concrete che vanno al di la dell’idea emergenziale che con qualche telecamera di sorveglianza si possa garantire la qualità dell’assistenza. Come Sindacato stiamo anche valutando rispetto all’azione giudiziaria in corso come tutelare gli interessi degli ospiti, dei lavoratori onesti e della credibilità del sistema di assistenza. In gioco c’è la credibilità e la tenuta del sistema e ci aspettiamo che le forze politiche oltre a dichiararsi scandalizzate mettano in campo delle proposte e delle soluzioni per il bene degli anziani e delle famiglie».