Dopo città come Roma (2.784), Torino (2.761), Napoli (1.404) e Varese (1.146), Venezia è al quinto posto nella triste classifica delle province
con più sfratti eseguiti in Italia nel 2022 secondo i dati del Ministero degli Interni.
L’Area Metropolitana di Venezia conta il 34% degli sfratti di tutto il Veneto, più di un terzo, con un dato che è più doppio di Verona.
Nella nostra Provincia ammontano a 797 gli sfratti eseguiti lo scorso anno, con un aumento del 587% rispetto all’anno precedente (in cui erano ancora parzialmente in vigore misure, nate nella pandemia, rivolte a fermare gli sfratti).
La situazione è drammatica e vede una tempesta perfetta in cui all’emergenza abitativa, alla bolla degli affitti e al caro vita si sommano le scelte profondamente sbagliate del Governo. Al dato degli sfratti si aggiunge quello delle richieste di esecuzione, ben 1.924 nell’Area Metropolitana di Venezia, a sottolineare che la questione abitativa rischia di lasciare in mezzo alla strada migliaia di famiglie nei prossimi anni.
Puntiamo l’indice contro la scelta di non rifinanziare il sostegno agli affitti che assieme al contributo per l’affitto del reddito di cittadinanza e dal fondo per la morosità incolpevole, cercava di tamponare la situazione nei casi più estremi. Già con i 330 milioni stanziati nel 2022 si andava a coprire soltanto il 40% del fabbisogno nazionale.
Certo, un bonus agli affitti privati non è di certo una soluzione ad un problema strutturale come quello della casa, dove gli affitti negli ultimi dieci anni sono cresciuti ben oltre i tassi d’inflazione. Crediamo, però, che questa sia un’ulteriore conferma dell’assenza della volontà politica di affrontare il tema della residenzialità, nonostante le grida d’allarme lanciate da lavoratori, pensionati e studenti negli ultimi anni.
Vi è una grave sottovalutazione delle conseguenze causate da un simile aumento del numero degli sfratti che non va ad impattare solo sugli inquilini morosi, ma anche sui proprietari degli immobili. Soprattutto in una provincia dalla forte vocazione turistica, come è quella di Venezia, le conseguenze sono molteplici. Se per l’inquilino diventa più difficile poter pagare l’affitto, aumenta il rischio di morosità, che rende quindi meno attraente l’affitto con destinazione residenziale in favore di quello turistico percepito come più sicuro.
Serve per questo mettere in campo politiche sulla casa sia a livello regionale che nel sistema degli enti locali territoriali che costituisca “fondi di garanzia” per chi decide di affittare a residenti e lavoratori. Gli enti locali devono fare la loro parte sul tema della casa anche nell’incentivare i proprietari, trovando forme di tutela ulteriori in grado di rendere meno vantaggiosi gli affitti turistici.
Come Sindacato chiediamo anche al sistema delle imprese, che denuncia costantemente una carenza di manodopera, di sollecitare un confronto tra Istituzioni e Parti Sociali su questo tema. Crediamo che l’emergenza abitativa incida molto anche sulla costante fuga di lavoratori, soprattuto giovani, dal nostro Paese e dal nostro Territorio.
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