Dopo ben due anni dall’approvazione, il Comune di Venezia decide di discutere l’applicazione dell’Emendamento Pellicani.
L'Emendamento permette a Venezia di regolamentare le locazioni brevi. Si tratta senza dubbio di un passo avanti, l’applicazione dell’Emendamento serva però ad avvantaggiare lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati.
Basta lanciare uno sguardo ai dati proposti da Inside Airbnb per accorgersi di quali siano le proporzioni e la distribuzione del fenomeno. Sulle 8.000 unità disponibili su Airbnb nel Territorio comunale, 6.490 sono concentrate nella Città antica e 1.510 nella Terraferma. Di tutte le unità disponibili, sono 5.005 quelle affittate meno di 120 giorni, circa 3.000 quelle che oltrepassano la “soglia limite”.
Un dato che necessita di essere tenuto in considerazione, è quello che riguarda la distribuzione delle unità per numero di proprietari. Sugli 8.000 totali, infatti, sono 2.407 (il 30%) gli appartamenti che rispondono ad un singolo proprietario o gestore, 1.912 (il 24%) quelli che rispondono a proprietario o gestore di più di 10 appartamenti. Basti pensare che “l’host” con più appartamenti ne gestisce 130.
Nella Città d’acqua, un Airbnb ha un prezzo medio di 201€ a notte, che salgono a 217€ a notte se consideriamo solo le “proprietà multiple”. Un appartamento affittato per più di 90 giorni all’anno, porta guadagni medi di 31.780€. Basta saper fare una moltiplicazione, o usare una calcolatrice, per capire le dimensioni del giro di affari che riguarda quelle che furono unità residenziali.
È urgente un ragionamento sugli obiettivi e sulle finalità che si vogliono ottenere con l’applicazione dell’Emendamento, altrimenti si tradurrà, come già sta avvenendo, in una battaglia contro i mulini a vento, o anzi contro le cassette delle chiavi. Ridurre una delle cause dello spopolamento della città e della trasformazione di un’economia cittadina ad una questione di decoro e sicurezza pubblica, significa non avere l’idea né l’intenzione di incidere veramente sul fenomeno.
La nostra città affronta il problema della trasformazione in un’economia basata sulla rendita anziché sul lavoro. Una domanda che dovrebbe porsi l’Amministrazione è quella sull’utilità per la città degli affitti brevi. La ricchezza prodotta non può essere a vantaggio di pochi proprietari e a spese di una intera Città. Le ricadute occupazionali del fenomeno non possono continuare ad essere la produzione di eserciti di precari, dove il risparmio dei proprietari è spesso sul costo del lavoro, che di fatto è molto inferiore a quanto sarebbe richiesto in strutture di altro tipo.
Il Comune utilizzi l’emendamento per incentivare la destinazione del patrimonio abitativo in senso residenziale, anche per questo i 120 giorni di locazione non possono essere intesi come “una punizione”, devono essere uno strumento per creare equilibrio tra le rendite turistiche e quelle residenziali. Serve permettere alle lavoratrici e ai lavoratori di tornare a vivere a Venezia, con la casa, investendo sui trasporti pubblici e sui servizi, rilanciando un’economia plurale che non si basi solo sull’industria turistica.