Morire sul lavoro è la più intollerabile delle ingiustizie che i lavoratori sono costretti a subire.
Si muore sul lavoro, o per le malattie contratte sul lavoro, perché si antepongono le ragioni del mercato alla sicurezza dei lavoratori, spesso considerata dalle imprese come un vincolo da eliminare in nome del profitto. Molti dei cosiddetti omicidi bianchi restano impuniti.
Per questo è vergognoso il provvedimento previsto dalla circolare INAIL del 29 dicembre 2023 in recepimento del Decreto Interministeriale del 5 dicembre 2023 (MdL e MEF)
Infatti lo chiamano fondo vittime amianto ma in realtà, dietro a questo titolo si nasconde un vero e proprio regalo, o più precisamente un rimborso di 20 milioni a quei cantieri navali partecipati pubblicamente, per quanto hanno dovuto pagare, perché riconosciuti colpevoli delle violazioni delle norme di sicurezza che hanno causato la morte per amianto a tanti lavoratori e a loro familiari.
Oltretutto ampliato con l’ultima legge di Bilancio - 20 milioni all’anno fino al 2026 – prelevando le risorse dal Fondo sociale per l’occupazione e la formazione dei lavoratori, che come sappiamo ha ben altri scopi.
Un fondo che serve a risarcire una azienda di cui ipocritamente si nasconde il nome e che è ovviamente la Fincantieri. Toglie risorse destinate ai lavoratori per una finalità sociale con l’unico obiettivo di elargirli a un’azienda condannata più volte dalla magistratura per aver causato la morte di lavoratori.
Un provvedimento vergognoso perché uomini, donne, operai e loro familiari sono deceduti a causa delle micidiali fibre di amianto respirate in cantiere o portate a casa con gli indumenti da lavoro. Anche a Marghera abbiamo pianto tante morti, quattordici decessi di operai e loro congiunti avvenuti a seguito di mesotelioma e tumore polmonare. Al processo istruito a Venezia la Fiom si è costituita parte civile insieme ai familiari delle vittime contribuendo con la propria testimonianza, e con quella di tanti compagni, a un’opera di ricostruzione della memoria. Il processo si è concluso nel luglio del 2008 con il riconoscimento delle ragioni delle parti civili, con la condanna dei dirigenti Fincantieri e con il risarcimento delle famiglie delle vittime e della stessa Fiom.
Altro che cultura della sicurezza e della prevenzione, il messaggio che passa per le imprese amiche è: fai pure quello che vuoi, puoi anche mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori, tanto se serve interviene il governo.